Design da spiaggia

Il valore dell’architettura balneare, le nuove regole ed il futuro delle spiagge italiane

“La cabina è una piccola casa: è la riduzione della casa, è l’idea della casa” A.Rossi Rossi si riferì così ai suoi famosi armadi ispirati alle strutture viste nei suoi viaggi all’isola d’Elba, in quanto riteneva che rappresentassero “una dimensione minima del vivere, una impressione dell'estate”.
Si potrebbe pensare che le cabine e le strutture realizzate a servizio dei vacanzieri lungo le coste italiane e non solo abbiano poco valore estetico, o peggio che siano un male (non sempre) necessario. Eppure possono sia avere un valore architettonico preciso, sia rappresentare un archetipo, avere un carattere particolare ed universale.



Dobbiamo andare molto indietro nel tempo per ricercare le prime tracce di strutture realizzate sulla costa destinate all’accoglienza e alla villeggiatura: siamo a Viareggio, conosciuta ancora oggi per la sua tradizione nel campo, ma a metà del ‘700! In quell’epoca infatti venne bonificata e lottizzata un’area per la realizzazione di residenze sul mare, a servizio delle quali vennero realizzate delle cabine da utilizzare come spogliatoi. Le prime cabine erano pensate come strutture stagionali, realizzate quindi in materiali e con tecniche costruttive facili da montare e smontare: canne, stoffe e strutture in legno la facevano da padrone.

Il passaggio da strutture temporanee a strutture fisse è stata la chiave di volta in questa evoluzione. Da questo momento in poi gli architetti si sono approcciati all’argomento con molta più fantasia e voglia di sperimentare. L’architettura balneare quindi inizia a definirsi con il diffondersi degli stabilimenti, i quali diventano dei luoghi di evasione dalla città rimandando all’esotico e mescolando e sovrapponendo stili diversi, diventando quindi il regno dell’eclettismo. Ad esempio nell’epoca fascista lo stile delle colonie era fortemente influenzato dallo stile razionalista, ma allo stesso tempo il colore era un aspetto fondamentale che andava a sottolineare e caratterizzare il carattere giocoso del luogo.

  • Kursaal, Ostia (1950)
    Progetto del 1950 dell’arch. Attilio Lapadula e affidato per la realizzazione all’impresa Nervi&Bartoli. Il complesso era caratterizzato in particolar modo dal padiglione circolare, la cui volta a fungo è scandita nell’intradosso dalle nervature tipiche delle opere di Nervi. Un altro elemento importante è la struttura dei trampolini, demolita negli anni ‘70 ma ricostruita successivamente in legno lamellare.



  • Pagoda Cinese, Rimini
    Piattaforma in legno realizzata a fine dell’800 a Rimini. Oggi si è pensato di volerla ricostruire con materiale ecologici e con una struttura più leggera e contemporanea.



  • La rotonda di Senigallia
    La struttura originaria nasce come centro di aggregazione per i villeggianti a fine ‘800, ma venne distrutta durante la prima guerra mondiale e ricostruita nel 1932 secondo il progetto dell’ing. Cardelli.



Quello che abbiamo chiamato “design da spiaggia” possiamo leggerlo anche come il punto di incontro di diversi settori dell’architettura e del design: architettura paesaggistica, sportiva, ricettiva, ecc. Si tratta quindi di un sistema complesso ed è per questo che ha stimolato tanto gli architetti e perché continua a farlo.

  • Le micro-architetture di William Lane in Florida
    Nate da un’idea di rinascita dopo la devastazione dell’uragano Andrew del 1992, diventano un emblema della città di Miami, caratterizzate da colori sgargianti e dalle forme dinamiche.



  • Parco marittimo di Ravenna
    La rigenerazione di 35 km di litorale punta a riallacciare il rapporto della città con la costa, in un progetto che integra la rigenerazione urbana, l’architettura paesaggistica ed il design sostenibile.

Lungo le coste in Italia si sono concentrati nel corso degli anni numerosi interessi economici e per questo speculazioni, ma non sempre questo ha portato a investimenti intelligenti e vivacità nella progettazione. Il futuro dell’architettura balneare però appare molto più dinamico. Il disegno di legge che prevede l’assegnazione degli stabilimenti tramite gara a partire dal 2024 (sempre se non ci saranno modifiche e discussioni vista l’importanza del tema) genererà con ogni probabilità un circolo virtuoso che porterà nuovi investimenti, idee e interesse. Oltre a questo però bisogna tener conto anche del diritto europeo che prevede anche le procedure selettive. All’apparenza sembra solo una sfumatura di poco rilievo, e invece si tratta di una differenza terminologica importante nell’attuale fase di riordino del settore: se infatti le gare si basano sull’offerta economica, che favorirebbero i gruppi con maggiore potere d’acquisto, le procedure selettive al contrario riguardano appunto la selezione del concessionario sulla base della qualità del progetto o dell’esperienza professionale. Si spera che la maggiore concorrenza favorisca la parità di genere, la piccola imprenditoria e la sostenibilità.



In generale le tendenze sono tutte rivolte in questo senso: innovazione tecnologica, basso impatto ambientale e benessere della persona. I nuovi progetti tendono ad avere un maggiore dialogo con in contesto sia come impostazione generale più organica e meno “seriale”, sia in termini di materiali utilizzati e di vegetazione. Ritornano infatti i materiali delle origini che richiamano a un maggiore contatto con la natura ed un concetto di architettura più effimera, materiali come il legno, la stoffa e la corda.
Siamo pronti per scoprire le nuove meraviglie che l’architettura da spiaggia vorrà regalarci!


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