Le icone del Design non hanno tempo, entrano nelle nostre case, nei nostri uffici e in tutti gli spazi umani andando a dare un segno nella storia di ogni vita individuale. L’eleganza, la semplicità, l’irriverenza, il colore, il minimale… tutto partecipa alla creazione di un oggetto che viaggia nella memoria.
Simon Karkov
by Normann Copenhagen
Non tutte le icone hanno avuto subito una vita facile, e la lampada Norm 69 ne è l’esempio.
Quando fu ideata nel 1969, la lampada non ebbe il giusto risalto e fu “nascosta in soffitta”; sono nel 2001, grazie ad un amico del designer, nacque una collaborazione tra Karkov e l’allora start-up Normann Copenaghen che diede il giusto lustro alla Norm 69, donandogli un successo planetario.
Karkov prese ispirazione dalla natura attraverso petali e steli e la norm 69 si ispira proprio a questi ultimi. Nasce così una lampada che segue sicuramente il design nordico tradizionale ma che rappresenta anche imponenza, flessibilità e importanza.
Può essere assemblata senza colla e senza attrezzi grazie al materiale di cui è composta cioè il Polipropilene ignifugo ed è in grado di sopportare eccessivi sbalzi di temperatura.
Nel 2002 ha vinto il Formland Design Award e nel 2003 è nel 2003 la Norm 69 è stata votata come Best Product durante la IMM International Furniture Fair di Colonia.
Ad oggi è presente in oltre 60 paesi del mondo e la rende una delle icone più giovani della storia.
Vico Magistretti
by Artemide
Ideata dal genio di Vico Magistretti, che vinse il Compasso d’oro anche grazie ad essa, la lampada Eclisse nacque da un’ispirazione avvenuta in metropolitana a Milano, dopo un incontro con il patron di Artemide, l’ingegner Ernesto Gismondi.
Gli dissero: “Architetto, c’è bisogno di disegnare una lampada da notte perché tutti vanno a letto!”
Da ciò Magistretti ebbe un’illuminazione letteraria e pensando alla lampada usata dai ladri nel libro di Victor Hugo “I miserabili”, ideò la lampada Eclisse, divenuta una delle icone del design italiano più famose al mondo.
Eclisse rappresenta essenzialità e semplicità. Alta pochi centimetri, è composta da sole tre sfere sovrapposte e incastrate in alluminio: la prima sfera è la base, la seconda il paralume e la terza, scorrevole, serve per modulare la luce scegliendone la gradazione. La sua forma perfetta e la sua funzione ricordano tra l’altro l’eclissi che effettua la luna mentre oscura il sole.
L’alluminio, materiale versatile, regalò però un difetto: il surriscaldamento.
Lo stesso Magistretti si divertiva a immaginare quanta gente aveva fatto l’amore con vicino la sua lampada o quanti si fossero bruciati le dita.
Una cosa è certa: questo difetto è comunque nettamente inferiore rispetto alla sua idea creativa, estetica e funzionale.
Philippe Starck
by Alessi
Ci sono prodotti che entrano di diritto nella storia del design poiché hanno arricchito la vita di tutti giorni di una potenza comunicativa e figurativa.
Tra le icone del design più audaci e amate c’è sicuramente lo spremiagrumi “Juicy Salif” o più comunemente chiamato “lo spremiagrumi di Starck”. Tutto nasce da una vacanza del designer Philippe Starck insieme ad Alberto Alessi in Toscana dove, chiedendo del limone per condire una frittura di pesce, gli venne in mente questo meraviglioso oggetto, disegnandone la bozza su una semplice tovaglietta di carta.
Formato da un corpo centrale a forma di goccia e da tre gambe distanziate radialmente di 120° l’una dall’altra (in un unico pezzo di alluminio pressofuso e poi lucidato), lo spremiagrumi entra nell’olimpo del design contemporaneo evocando la forma di una navicella aliena o di un simpatico ragno.
Una piccola grande innovazione però sta nel fatto che, rispetto agli spremiagrumi tradizionali, non è presente il contenitore in cui raccogliere il liquido, che è sostituito direttamente dal bicchiere. Funzione e forma lo fanno diventare una vera e propria scultura, che ognuno vorrebbe avere nella propria cucina. Un oggetto che, seppur criticato da molti per la sua poca funzionalità, ha saputo caricarsi di una forza di espressione unica e inimitabile.
Enzo Mari
by Danese
Ci sono i calendari usa e getta e poi vi è un calendario che ha fatto la storia del design mondiale. Il calendario perpetuo Timor di Enzo Mari è un pezzo di design destinato a durare per tutta la vita di chi lo possiede. La sua ideazione avvenne in risposta a quel forte consumismo italiano di quegli anni diventando un oggetto “familiare” di cui prendersi cura attraverso l’aggiornamento giornaliero.
L’oggetto è realizzato in plastica (bianca, nera o verde), un materiale leggero ed economico: i giorni e i mesi sono litografati in nero su fogli in PVC che possono ruotare attraverso un supporto centrale. Per quanto riguarda la forma dell’oggetto si dice che Mari si sia ispirato o alle segnaletiche ferroviarie, tanto amate da lui da piccolo, oppure a degli animali, amore manifestato per essi già con il gioco 16 Animali sempre per Danese. La sua dimensione di 15X6X9 cm può quindi assomigliare al becco di un pellicano quando è chiuso mentre a lamelle aperte, evoca la ruota di un pavone.
Oltre all’oggetto in sé, anche il font è diventato un must; l’Helvetica per Mari è un font diretto, immediato e tra l’altro molto amato dal designer ed utilizzato infatti in gran parte della sua produzione grafica quali manifesti, agende, biglietti, etc.
Ron Arad
by Kartell
Siamo stati sempre abituati ad immaginare una libreria come un insieme di piani orizzontali, fino a quando non è arrivato Ron Arad.
Arad, dopo aver studiato architettura, aveva una visione ben precisa inerente la realizzazione di una libreria: flessibile e serpeggiante, che ne avrebbe alterato il concetto noto fino a quel momento.
Inizialmente, essendo quasi un esperimento, la libreria dal nome insolito “Topo da biblioteca” era composta da una lastra in acciaio. Successivamente la Kartell, azienda pioniera nel campo dei complementi d’arredo in plastica, nel 1994 si interessò a questo design.
Nacque così la Bookworm definitiva, composta da un termoplastico estruso flessibile con varie possibilità di colore per il mercato di massa senza compromettere la resistenza, la stabilità e la funzionalità rispetto a quella in acciaio.
La più grande innovazione però fu nel suo utilizzo. Ogni persona può configurarla come vuole, disponendola nello spazio rispetto alle proprie possibilità, come modellare un’opera scultorea. Entrata a tutto titolo tra le icone del design, la si trova un po’ ovunque, nelle case, negli uffici e negozi di tutto il mondo.
Marco Zanuso
by Cassina
La prima poltrona in gommapiuma e poliuretano espanso della storia? Ebbene sì, è proprio la poltrona Lady.
Ideata da Marco Zanuso nel 1949 per l’allora azienda Arflex, marchio creato dalla Pirelli per ideare nuovi sistemi di seduta in schiuma espansa rivestita, avrà subito un grandissimo successo grazie anche alla sua più facile tecnica di riproduzione.
Un’icona del design che si impose subito sul mercato grazie al suo stile allegro, conferitogli dal contrasto tra un corpo voluminoso e dalle gambe sottili che mette in risalto l’intera forma sinuosa. Come affermato in precedenza, molto importante per il suo successo è stato il processo di produzione industriale che ha permesso di creare nuovi prototipi con nuovi aspetti e contorni apprezzabili con standard industriali prima di allora impensabili. La poltrona è composta da ben quattro elementi in gommapiuma che vengono montati successivamente sulla struttura.
Oggi l’azienda Cassina ha ereditato questa meraviglia del design realizzando anche una serie esclusiva di tessuti firmati da Raf Simons.
Marcello Nizzoli & Giuseppe Beccio
by Olivetti
La Lettera 22 della Olivetti è conosciuta per essere stata la prima macchina da scrivere portatile e accessibile a tutti.
Messa in commercio nel 1950, diventa immediatamente un oggetto di culto perché entra nelle case di insegnanti, impiegati e artisti. Grazie al suo design asciutto e lineare crea il perfetto connubio tra bellezza estetica e funzionalità.
Con un meccanismo di funzionamento dotato di leve a pressione, ha una tastiera di tipo QZERTY e le sue dimensioni gli hanno garantito il successo per compattezza e praticità: larga 32,4cm, profonda 29,8cm e alta solo 8,3cm e con un peso totale di soli 4kg.
Il suo utilizzo è stato accostato a firme celebri del giornalismo e della letteratura come Ernest Hemingway, Oriana Fallaci, Enzo Biagi, Pier Paolo Pasolini, conquistando nel 1959 il titolo di primo posto tra i 100 migliori prodotti di design realizzati negli ultimi 100 anni. È inoltre esposta in alcuni dei più famosi musei del mondo tra cui il MOMA di New York.
Ettore Sottsass
by Poltronova
Come si può resistere al fascino di Ultrafragola?
Ideato dal genio Ettore Sottsass per il band Poltronova, lo specchio/lampada Ultrafragola con i suoi quasi due metri di altezza, grazie alla sua luce rosa inonda ogni spazio di bellezza.
Le forme morbide, tondeggianti e sinuose corrispondono alla cornice che quando spenta è grigia, ma una volta accesa, grazie al suo colore, diventa un portale verso un mondo fantastico. Il materiale della cornice è un termo forato in materiale plastico opalino con incorporata luce al neon.
L’idea di Sottsass fu di prendere ispirazione da una delle favole più famose del mondo, Alice nel Paese delle Meraviglie di L.Carrol e di omaggiare in generale le donne, ma perché?
Perché come già accennato prima, la sua forma così onirica sembra un vero e proprio portale verso un mondo da scoprire, in cui lo specchio e la lampada si fondono per creare un pezzo dal design unico e iconico. Inoltre è un omaggio alle donne e alla loro delicata vanità, trasmessa dalla forma morbida e concisa.
Anna Castelli Ferrieri
by Kartell
I giocosi Componibili della Kartell ancora oggi sono tra i best seller dell’azienda, diventati celebri in tutto il mondo e addirittura facente parti della collezione permanente del Modern Museum of Art di New York e del Centro Pompidou di Parigi.
Progettati da Anna Castelli Ferrieri, una delle prime donne italiane laureate in architettura, i componibili rispecchieranno non solo un’estetica minimale ed allegra ma anche una forte funzionalità rispetto alla modernità che si stava affermando in quegli anni.
I componibili sono in linea con i gusti degli anni ’60, anni di boom economico e di grandi idee creative e innovative.
Come per il mondo dell’industria, anche il mondo del design s’ispira allo sviluppo economico attraverso la “produzione seriale” che diventa anche riferimento estetico. Uno dei materiali che in quegli anni raggiunge grande successo è la plastica ed è proprio con questo materiale che saranno realizzati: flessibilità, modularità e leggerezza saranno le parole chiavi per porre l’accento sulla loro forza ideativa.
Progettati con i colori più vari, i componibili riscontreranno subito un grandioso successo dovuto anche alla loro praticità e al loro potersi adeguare a molti ambienti della casa.
Charles & Ray Eames
by Vitra
Il prodotto non ebbe successo subito dopo la sua ideazione ma nel corso degli anni, ed è tutt’oggi uno degli oggetti di design più copiati e riprodotti della storia.
Nel 1953, la coppia Eames decise di progettare e realizzare l’appendiabiti per insegnare ai bambini come appendere gli abiti in maniera giocosa. Inizialmente le palline erano realizzate in legno di faggio di colori differenti e nel corso degli anni, la cromia ha subito delle variazioni anche per potersi adeguare ai costumi di ogni tempo.
Il più famoso Hang It All rimane quello costituito da sfere colorate che ricordano i “lecca lecca”, posti alla fine di un insieme di tracciati metallici realizzati in ferro e acciaio dalle linee morbide. Le palline inizialmente erano prodotte artigianalmente con un tornio mentre oggi, con l’avanzare della tecnologia, sono realizzate tramite una lavorazione a controllo numerico.
La distanza fra le sfere è sempre costante e questo ne permette l’ampliamento per poterlo utilizzare anche in ambienti diversi da quelli di una stanza da letto. La coppia Eames ha utilizzato spesso nei propri progetti il legno e il metallo, ed è grazie anche a questo che l’Hang It All negli anni è divenuto uno dei loro prodotti più iconici.
Elio Martinelli
by Martinelli Luce
Da un design accattivante e futuristico sino a un cobra pronto ad attaccare, questa è l’anima della lampada Cobra ideata da Elio Martinelli, il designer lucchese della luce oggi prodotta dall’azienda Martinelli Luce.
Con le sue linee dinamiche ed eleganti, la Cobra sposa a pieno un mix tra creatività e professionalità tecnica grazie anche all’utilizzo dei polimeri, materiali di grande interesse in Italia che tra l’altro nel 1963, portarono Giulio Natta a vincere il Premio Nobel proprio per i suoi studi sulle materie plastiche.
Ma perché questo nome?
Perché la grande particolarità di questa lampada è il suo trasformismo. La conformazione iniziale è inscrivibile all’interno di una sfera semplice ma che d’un tratto può cambiare dimensione con un raffinato gesto. Attraverso la rotazione della sua parte superiore, la lampada assume una forma a “S” che ricorda il guizzo di un cobra pronto ad attaccare.
La sua forma, sia quando è sferica sia una volta trasformata, permette di utilizzarla sia come punto luce all’interno di uno spazio, che come elemento funzionale sopra una scrivania da lavoro. La fusione di creatività, estro, tecnica e geometria ha regalato una delle icone del design più affascinanti della storia del design italiano.
Le Corbusier
by Cassina
Se si pensa ad una poltrona iconica ed immortale, sicuramente la LC2 progettata da Le Corbusier è unica e fuori da ogni tempo.
Per realizzarla, Le Corbusier studiò meticolosamente le posizioni del corpo umano in ogni sua forma abbozzando in linea di massima un modello di seduta in grado di rispondere universalmente a tali posizioni in cui estetica e funzionalità si fondessero.
Il modello LC2 fu progettato nel 1928 insieme a Pierre Jeanneret e Charlotte Perriande prodotta per la prima volta dall’azienda Thonet;in seguito nel 1959 fu lanciata una seconda edizione dalla gallerista Heidi Weber di Zurigo fino ad arrivare al 1964 in cui l’azienda italiana Cassina acquisì i diritti di un primo gruppo di modelli LC1, LC2, LC3 e LC4.
Nel 2010 la collezione LC fu ampliata con altri modelli di legno disegnati solo da Le Corbusier senza i colleghi sopra citati.
La sua struttura è composta di pezzi piatti e tubolari di acciaio in alta qualità saldati magistralmente insieme che sorregge tutto e rivestita con una cromatura protettiva (introdotta nel 1950). La struttura contiene ovviamente i cuscini (in pelle o tessuto), e la separazione tra questi due elementi esprime a pieno la logica del razionalismo. Un concentrato di eleganza, qualità e creatività.
Verner Panton
by Vitra
Verner Panton nel corso della sua vita lavorativa produsse molte icone del design, tra cui la famosa sedia “S” in plastica curva, ma non fu il pezzo di design più sorprendente che realizzò. Verner si cimentò sempre in forme geometriche ma lasciando spazio anche al modernismo scandinavo; l’unione di questi stili permise di ideare un’icona dal design inimitabile, la Heart Cone Chair.
Inizialmente la poltrona fu progettata per un ristorante danese e si chiamava semplicemente “Cone Chair” acquisendo il nome proprio dalla figura geometria cui s’ispirava cioè il cono. In seguito, con una variazione sul design originale, la sedia fu impreziosita da una silhouette a forma di cuore che indusse a chiamarla ovviamente Heart Cone Chair.
La sedia ha grandi ali sporgenti dalle linee morbide che con delicatezza avvolgono la persona conferendo ergonomicità e confort. La base girevole è composta in acciaio inox, su di essa un guscio imbottito semicircolare si estende verso l’alto a formare la parte posteriore creando una poltrona dinamica ed elegante. Il tessuto con cui è realizzata è disponibile in tantissime variazioni cromatiche, anche se il colore rosso rimane la scelta più coerente per porre l’accento ancor di più sulla forma cuoriforme, delicata e unica.
Pier Giacomo e Achille Castiglioni
by Flos
Il termine che viene subito in mente pensando alla lampada Snoopy è: ironico.
Con le sue linee che richiamano volutamente l’omonimo cane, famoso già dagli anni ’50 tramite i fumetti, la sua forma non è fine a se stessa. La Snoopy, quando fu ideata, diventò una delle lampade più innovative del tempo poiché introdusse concetti illuminotecnici completamente nuovi in cui la tecnologia ne era uno degli aspetti principali.
La lampada da tavolo è bilanciata da materiali dall’aspetto sobrio quali il marmo di Carrara della base ed il riflettore in metallo verniciato. Proprio nel marmo abbiamo quell’aspetto tecnologico che, al tempo, era decisamente innovativo: in esso è alloggiato l’interruttore e il regolatore transistor per l’intensità della luce, comandata da una piccola manopola rotante che permette così un minimo ingombro. Ovviamente ai giorni nostri questo sistema è stato sostituito da una tecnologia con sensore touch dimmer.
Sulla base in marmo poggia il riflettore metallico, che crea un’asimmetria determinata dalla base, obliqua rispetto al piano, la quale ha subito un’attenta distribuzione dei pesi delle parti che la compongono per permettere la massima stabilità possibile.
Per festeggiare i 50 anni di Snoopy, una delle lampade più iconiche della storia, la Flos ha realizzato un’edizione limitata composta da 1700 pezzi. Una edizione speciale che riporta alla luce proprio il progetto originario, conservato oggi alla Fondazione Achille Castiglioni.
Arne Jacobsen
by Fritz Hansen
Disegnata per il Radisson Sas Hotel di Copenaghen, Arne l’aveva ideata reinterpretando in chiave moderna la poltrona classica bergè seguendo una nuova idea di seduta: una poltrona delicata ed avvolgente come un nido che accoglie le uova, proprio da questo deriva il suo nome. Pensata proprio per una hall di albergo, che permettesse di potersi rilassare in un modo più informale e comodo ma potendosi comunque riparare dagli sguardi indiscreti dei fruitori dell’hotel grazie alla presenza delle “orecchie” sullo schienale.
Una seduta che acquista caratteristiche di scultura dove l’uovo rappresenta la metafora della vita dove religione e filosofia entrano in contrapposizione. Un guscio (lo schienale) che accoglie e ripara, gli imbottiti morbidi ed accoglienti protettivi, una linea delicata che invoglia al relax.
La sua struttura in fibra di vetro e schiuma poliuretanica, permette allo schienale di reclinarsi ed essere rivestito da pelle e tessuti tra i più disparati permettendo alla poltrona di essere posizionata in ambienti differenti, dai più classici a quelli più eclettici. Eliminati quindi spigoli e forme rigide, Arne con la sua matita ha seguito un percorso dominato da curve morbide e sinuose che lo hanno portato a realizzare una poltrona dal benessere assoluto il cui successo è ancora oggi intramontabile.
Piero Fornasetti
by Fornasetti
Quando si nomina Fornasetti si pensa subito ad un qualcosa di magico,
dove il fantastico ed il surreale si fondono per dare vita ad un artigianato che trova nell’arte il suo più grande appoggio.
Piero Fornasetti ha ideato uno stile riconoscibile, unico al mondo dove la decorazione diventa la chiave per creare icone di design funzionali ed audaci e che continuano ancora oggi con il figlio, Barnaba Fornasetti, al timone dell’azienda.
Gli anni’50 sono la svolta per Fornasetti, il quale dopo aver fondato il suo Atelier scoprirà nel 1952 su di una rivista, il volto di Lina Cavalieri, nota cantante lirica del XIX secolo. Affascinato ed ammaliato da tanta bellezza, Fornasetti ideerà in suo onore un’intera serie dal nome “Tema e variazioni” in cui il volto della cantante sarà riprodotto in oltre 350 versioni differenti su oggetti di uso quotidiano ma con la sua massima espressione in piatti di porcellana.
Che sia caratterizzata da occhiali, con insetti volanti, intrappolata dietro le sbarre, il volto della Cavalieri sarà sempre riconoscibile inducendo nel tempo anche ad un collezionismo di grande spessore.
Fornasetti riuscì così a creare delle piccole opere d’arte con un solo volto trasfigurandolo attraverso l’arte e permettendo di creare giochi metafisici, visioni e dettagli con il suo disegno e rendendo il Made in Italy, ancor più unico e ammaliante.
Hans J.Wegner
by Carl Hansen & Søn
Una sedia con tre gambe può destare titubanza, ma la bellezza e funzionalità della sedia CH07 disegnata nel 1963 dal designer danese Hans Wegner ha fatto comparire un sorriso sul volto di tutti, proprio come la forma della seduta stessa.
Una sedia leggera e dalle linee morbide dove eleganza e forme organiche si intrecciano rendendo celebre il suo stile che perdura nel tempo diventando una vera e proprio icona di design.
Chiamata anche “sedia sorridente” o “sedia a conchiglia” la seduta, nonostante le sue tre gambe, ha una stabilità assoluta, raggiunta grazie alla grande esperienza in ebanisteria e architettura di Wegner. Lo stesso designer affermò in passato: “una sedia, deve essere bella da tutti i lati e angoli” e ciò è visibile senza alcun dubbio nella realizzazione di questo grande oggetto iconico.
I materiali utilizzati per la sua realizzazione sono di altissimo livello: lo schienale ed il sedile sono realizzati con laminati in legno in forma pressata mentre le gambe anteriori sono realizzate in un unico pezzo di legno lamellare sempre dalle linee morbide e leggere. La seduta e lo schienale sono imbottiti in tessuto o in pelle con a volte anche azzardi cromatici.
La sua forma e la sua particolarità non venne apprezzata quando venne ideata e subì un’interruzione di produzione negli anni ‘70, ma nel 1998, forse quando i tempi erano diventati ormai maturi, la sedia venne rimessa in produzione vincendo numerosi premi di design.
La sua bellezza è ancora prodotta nella sua versione originale da Carl Hansen & Søn in Danimarca.
Achille e Pier Giacomo Castiglioni
by Flos
Se la lampada da tavolo Taccia non è un’icona, allora cosa dovrebbe essere un’icona del design?
Dal genio dei fratelli Castiglioni, la lampada Taccia, prodotta nel 1962 ha un design dall’aspetto neoclassico con un supporto che rimanda ad una colonna greca ma che in realtà e ispirato ai tubi delle stufe per la loro capacità di disperdere calore.
Come gli stessi fratelli ammisero, la lampada fu pensata inizialmente in modo sbagliato. Al tempo, spinti dall’entusiasmo per i nuovi materiali sintetici, decisero di utilizzare per la sua realizzazione la plastica trasparente che a causa del calore delle lampadine a incandescenza si deformava fino a raggiungere una forma di un foglio piatto. Da qui l’idea di cambiare materiale sino ad arrivare al vetro.
Da qui nasce quindi l’inimitabile Taccia. La lampada da tavolo è composta da una base in alluminio estruso anodizzato “naturale” o verniciato nero (profilata con delle sporgenze per migliorare la diffusione del calore della lampadina), sulla base è appoggiata una campana di vetro profonda sulla sommità orientabile sulla quale è posto un disco concavo in alluminio smaltato con vernice bianca. La base in metallo nasconde al suo interno la lampadina ad rendendo la fonte luminosa leggera e non accecante data la trasparenza del vetro della campana.
Al di là delle difficoltà iniziali, la storia ha un lieto fine al punto che lo stesso Castiglioni si permise di dire sulla Taccia:
Ed in effetti il successo è arrivato e perdura nel tempo.
Fabio Novembre
by Driade
Ad undici anni dalla sua creazione, la seduta Nemo, è diventata un’icona riconosciuta da tutti a livello mondiale. Il suo designer, Fabio Novembre, riconduce spesso le sue opere alla cultura greca, al teatro e all’arte statuaria
Sicuramente eclettica, enigmatica e per certi versi inquietante, la poltrona Nemo, più che una semplice seduta, risulta una poltrona-scultura che coniuga e fonde in sé design, funzionalità ed arte contemporanea conferendogli un carattere teatrale. Una seduta di una certa dimensione, imponente, che posizionata in uno spazio chiuso di varia natura oppure in giardino, cattura l’occhio e la curiosità di chi la vede.
Lo schienale della seduta, riprende i lineamenti di un volto umano dai tratti classici, come se fosse una maschera, inespressiva e dagli occhi forati, priva di memoria ed espressione, un volto sospeso fuori dal tempo. Il suo schienale alto, ne conferisce un carattere avvolgente, creando uno spazio dove nascondersi, con uno schienale alto e accogliente. La seduta è prodotta sia su base girevole che fissa in polietilene in svariate colorazioni, dal bianco al rosso, dal nero al grigio.
Nel 2020, in occasione della Milano Design City, per il decimo anniversario dalla sua creazione, è stata presentata l’installazione NEMO, OMNI. La poltrona, per promuovere uguaglianza e inclusività, è stata proposta in cinque colorazioni Skin Tone; essendo un volto che rappresenta anche la bellezza, non poteva essere rappresentata da un solo colore.
Un’icona del design che riesce a fondere in sé arte, cultura, comunità, espressioni e messaggi globali di inclusività.
Verner Panton
by Vitra
Progettata per aderire alle linee del corpo, la sedia Panton, disegnata da Verner Panton, è stata ideata tra il 1959-1960 e solo nel 1967 verrà messa in produzione da Vitra.
La Panton: iconica, stilosa e realizzata in un unico stampo, diventerà facilmente uno degli oggetti di culto del design del XX secolo proprio per la sua forma, tanto inusuale quanto sorprendente. Diventò persino oggetto di scandalo quando nel 1971, per un servizio di una rivista britannica, Amanda Lear mostrava in modo sensuale il suo corpo appoggiata alla sedia.
Dalla data di ideazione alla produzione passarono diversi anni, questo perché al tempo era molto difficile se non proprio impossibile realizzare la sua forma a sbalzo sfidando le leggi di gravità. L’innovativo materiale (poliestere con fibroresina e poliuretano) e la possibilità di averla in varie tipologie di colore, permise alla panton di diventare immediatamente un oggetto strepitoso che la rendeva perfetta in qualunque contesto.
Vi era però un altro problema da superare, il suo elevato costo di produzione. Verso la fine degli anni 70, a causa di ciò, la Panton subì una battuta d’arresto e fu bloccata la sua produzione. Ci vollero ulteriori dieci anni per farla ritornare in “piazza” grazie ad un nuovo materiale, la schiuma poliuretanica, che aveva un costo nettamente inferiore e che la portò a diventare una vera e propria icona pop.
Nel 2017 per festeggiare mezzo secolo dalla sua ideazione, vennero prodotte due edizioni limitate per la Panton: la Panton Chrome e la Panton Glow. La Chrome in cui la sedia acquisisce una finitura a specchio grazie ad un processo di metallizzazione, mentre la Glow realizzata attraverso un complicato processo in cui vengono posti cinque strati di vernice contenenti pigmenti fosforescenti che assorbendo la luce solare, emettono un meraviglioso bagliore azzurro al buio.
Ferruccio Laviani
by Kartell
Ormai diventata un best seller senza tempo, la lampada da tavolo Bourgie è entrata nell’olimpo del design grazie al suo ideatore Ferruccio Laviani, che per Kartell ha creato un’icona che mette d’accordo generazioni distanti tra loro grazie al suo concept ideativo.
Già il suo nome è un programma!
L’ispirazione venne mentre Laviani ascoltava la canzone dei Gladys Knight & The Pips “Bourgie, bourgie”, con cui negli anni ’70 si prendeva in giro la borghesia del tempo, e proprio per questo pensò ad un oggetto di design che scardinasse l’idea del classico e del formale in modo ironico.
Tutto nacque dal prendere come esempio uno stile seicentesco, stravolgendolo attraverso l’utilizzo di un materiale innovativo, il policarbonato, che trasforma l’oggetto classico in un’icona pop. La lampada acquisisce, senza perdere la sua forma classica, un aspetto contemporaneo grazie alla sua trasparenza, al contrasto tra la forma ed il supporto ed alla possibilità di poterla avere in diverse colorazioni rendendola versatile per ogni ambiente.
La sua base bidimensionale è caratterizzata da forme curve e sinuose (che richiamano la linea barocca) che terminano con un cappello realizzato con effetto plissé, che spostandone l’attacco, permette di trasformarne l’uso in base alle occasioni: diventa così una lampada da ufficio, da scrivania, come abat-jour e persino da posizionare sul pavimento.
Un’icona del design di culto, scenografica e intramontabile.
Ettore Sottsass
by Memphis Milano
Eero Saarinen
by Knoll
Dieter Rams
by De Padova
Michel Ducaroy
by Ligne Roset
Ludwig Mies van der Rohe
by Knoll
Vico Magistretti
by Oluce
Alessandro Mendini
versione di stoffa by Cappellini
versione di plastica per esterno by Magis
Isamu Noguchi
by Vitra
Eero Saarinen
by Knoll International
Gaetano Pesce
by B&B Italia
Achille e Pier Giacomo Castiglioni
by Flos
Charles & Ray Eames
by Vitra