L’architetto al tempo del coronavirus

Riflessioni dell’architetto Fabrizio Forniti e la resilienza dello studio di architettura FAD

L’impatto del Coronavirus sul mondo dell’architettura.
Parlando dell’impatto che il virus Covid-19 ha avuto sul mondo dell’architettura a mio avviso vanno valutati due aspetti:
- Il primo riguarda l’impatto che questo improvviso evento ha avuto su scala globale sul modo di lavorare di tutti gli studi di architettura e ingegneria; lo smart-working che molte società di grandi e medie dimensioni avevano iniziato ad utilizzare per varie ragioni, in primis di carattere economico, ha avuto una grande accelerazione e si è esteso anche agli studi professionali e di progettazione, che finora avevano utilizzato in minima parte tale modalità di lavoro. Sicuramente, una volta terminata l’emergenza si tornerà a lavorare fisicamente in team, perché l’uomo in generale, e l’architetto in particolare, ha bisogno di confrontarsi “fisicamente” con i propri interlocutori, in modo da coglierne appieno il gusto, le idee, gli umori; ha bisogno di toccare con mano e di percepire con tutti i sensi i luoghi, gli spazi, ed i materiali, etc. Tutto questo non è possibile farlo “da remoto” o in modalità online… L’architetto deve vivere pienamente il mondo e la natura per poter essere se stesso.
- Il secondo, che avremo modo di valutare appieno solamente nel medio e lungo periodo, sarà come questo contagio impatterà a livello globale sui nostri modi di vivere e di lavorare, e su come l’architettura saprà rispondere a questo cambiamento. Una volta che torneremo alla “normalità” occorrerà capire, ad esempio, come i vari soggetti pubblici e privati modificheranno il proprio approccio al lavoro, se si continueranno a mantenere totalmente, o parzialmente, le attuali modalità smart di lavoro, con una conseguente riduzione della dimensione dei grandi uffici ed esigenza di riconversione dei grandi asset direzionali; sarà da capire come cambieranno le nostre abitudini verso i luoghi di aggregazione e di condivisione, quali bar, ristoranti, luoghi di divertimento, strutture per il fitness, etc. Saranno infine da capire le conseguenze che l’attuale esperienza porterà sui luoghi del vivere, come ad esempio abitazioni singole o spazi comuni condominiali, che ci siamo trovati forzatamente costretti ad abitare senza soluzione di continuità per molte settimane. Sicuramente ci saranno dei cambiamenti nei nostri modi di vivere ed il mondo dell’architettura dovrà essere pronto nel gestire e governare tali cambiamenti in modo da convogliarli verso modelli che sappiano migliorare la qualità della vita, riducendo al minimo gli impatti ambientali di tali cambiamenti.

I cambiamenti avvenuti nello specifico per lo studio FAD.
Il nostro studio è riuscito a reagire tempestivamente agli eventi che stavano accadendo, ed ha saputo riorganizzare rapidamente le proprie attività lavorative in modalità Smart working, grazie anche alla grande disponibilità e capacità dimostrata dal proprio team lavorativo, e alla costante opera di organizzazione e d’informatizzazione applicata nel corso degli anni. Attualmente tutti i collaboratori dello studio lavorano da casa svolgendo una continua opera di aggiornamento e di coordinamento dei vari gruppi di lavoro mediante call, web-meeting, report, ed archivi cloud condivisi, e quant’altro viene messo a disposizione dalla moderna tecnologia.


L’impatto del lockdown sui cantieri. Organizzazione e soluzioni.
Fortunatamente i servizi di ingegneria e architettura sono stati ritenuti dal Governo tra quelli essenziali, da mantenere in funzione, anche e soprattutto durante questo periodo di crisi nel quale la quasi totalità delle attività ha dovuto chiudere, ad eccezione di quelle strettamente essenziali. Questo a mio avviso è avvenuto sia perché l’architettura e l’ingegneria sono state ritenute indispensabili per la progettazione e cantierizzazione di tutte quelle urgenti opere di adeguamento che richiedeva il Paese, sia perché è stata riconosciuta come un’attività intellettuale che c’è modo di svolgere in totale sicurezza, mediante lo Smart working che ha consentito a ciascun lavoratore di rimanere nella propria abitazione procedendo con le proprie attività in totale connessione e coordinamento con i membri del proprio team di lavoro grazie agli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia.

Foto 2 - Cantieri

Per quanto riguarda i cantieri edili, non riguardanti opere strategiche, c’è stata una prima fase in cui la decisione se fermare le attività di cantiere, oppure proseguire con le stesse adottando tutte le necessarie misure di sicurezza, era demandato ai datori di lavoro e ai committenti in alcuni casi supportati dai propri consulenti tecnici (responsabili dei lavori e coordinatori della sicurezza). In questa prima fase, che è durata fino all’adozione del DPCM 22.03.2020, abbiamo provveduto a sospendere, di concerto con datori di lavoro delle imprese e committenti, tutti quei cantieri in cui non era possibile garantire le necessarie misure di sicurezza per i lavoratori e per le altre eventuali persone estranee allo stesso (ad esempio i conduttori o i proprietari degli immobili oggetto d’intervento). In questo periodo ciascun componente dello studio svolgeva le proprie ordinarie attività lavorative da casa, effettuando poi i necessari sopralluoghi in cantiere, verificando tra l’altro l’adozione di tutte le necessarie misure di sicurezza da parte di imprese e lavoratori, ovviamente adottando anche lui tutte le opportune procedure (utilizzo di mezzi privati di trasporto, uso di DPI quali mascherine, occhiali e guanti, distanziamento fisico dalle altre persone).

Foto 3 - Cantieri

Lockdown e Smart working. La reazione del Team FAD.
Entrato in vigore il lockdown totale, lo studio ha provveduto a sospendere tutte le attività dei vari cantieri, ed ha proseguito con le proprie ordinarie attività di progettazione e consulenza tecnica in modalità Smart working.
Ciascun collaboratore di studio svolge regolarmente le proprie attività da casa, accedendo via internet al server di studio e alle cartelle cloud delle varie commesse create in condivisione con l’intero studio. Vengono regolarmente svolte una serie di call e di meeting, opportunamente schedulate nell’arco della giornata, e che coinvolgono membri dello studio, consulenti esterni, fornitori, clienti, etc.; in pratica è come se il lavoro fosse per certi versi diventato virtuale e degli avatar abbiano preso il posto di ciascuna persona. Non si stampano più tonnellate di carta, ma viaggiano documenti virtuali che si provvedono a correggere, modificare, e se necessario a firmare digitalmente, trasmettendoli poi nelle varie modalità.
Fortunatamente tutti i collaboratori dello studio hanno reagito positivamente a questa nuova modalità di lavoro, e grazie anche agli sforzi tecnologici ed organizzativi fatti nel corso del tempo, le attività sono proseguite regolarmente.

Smart working FAD Roma

Gli aspetti positivi e gli insegnamenti ricevuti.
Questo nuovo modo di lavorare ha avuto sicuramente un enorme impatto sull’organizzazione degli studi professionali e di progettazione, sulle varie società private, ma anche sui vari enti ed uffici pubblici, spesso arretrati tecnologicamente ed organizzativamente, che si sono trovati costretti in maniera improvvisa ad adottare dei nuovi modelli di lavoro e di funzionamento. La speranza è che da questa esperienza forzata ne derivi una revisione dei modelli organizzativi e lavorativi finora adottati, soprattutto per quanto concerne la pubblica amministrazione che ha fatto in passato grande fatica a rinnovare sé stessa, soprattutto nel caso di grandi enti pubblici e locali. Durante tutta l’emergenza ci siamo resi conto che alcune cose si possono fare in una modalità diversa rispetto a quanto fatto in precedenza, evitando in molti casi inutili stampe, trasferte o spostamenti di persone che producono su vasta scala degli enormi impatti sulla natura, che in questo momento di stop di molte attività sta tirando un grande respiro di sollievo.
Altro aspetto molto interessante è il grande sviluppo in questo periodo dei Webinar e degli incontri virtuali promossi da aziende produttrici ed enti di formazione che hanno permesso di creare momenti di incontro, dato che al momento non è possibile organizzare fiere, manifestazioni ed eventi. Sicuramente si tratta di un altro elemento positivo, che però non potrà mai sostituire le occasioni di incontri reali.
Un altro aspetto positivo è che il lavoro ha assunto in questa fase una dimensione maggiormente umana, meno “impostata”, e sicuramente più rilassata; in molti casi, la sfera domestica ed umana delle varie persone ha fatto “invasione di campo” nella sfera lavorativa, senza che questo abbia portato ad uno svilimento di quest’ultima; molte volte, tramite video meeting o di video call ci siamo trovati a “sbirciare” nelle case degli altri, intuendo gusti ed abitudini di vita quotidiana, o abbiamo registrato chiassose “interferenze” di bambini o animali domestici; tutto questo ha reso semplicemente il lavoro più caldo ed umano.
Molti di noi hanno avuto modo di conciliare maggiormente la propria attività lavorativa con i propri bisogni umani e personali, e di scoprire in molti casi che esiste un altro modo di lavorare e di fare le cose.


Ipotetico ritorno alla normalità: aspetti da migliorare, mantenere o cambiare.
Nessuno di noi è in grado di sapere le tempistiche e le modalità con cui cercheremo di tornare alla “normalità”. Nessuno è in grado di sapere come sarà la ripresa, e se cercheremo di tornare a fare le cose come le facevamo prima, oppure no.
La speranza da un punto di vista umano è che questa situazione di emergenza abbia fatto sviluppare a tutti la coscienza di quanto siano belle e preziose tante cose che prima davamo per scontate, e che da questo derivi la voglia di vivere in maniera meno negativa e più gioiosa la propria vita, ed anche la propria attività lavorativa.
Infine, la speranza è che quanto di buono messo a punto non venga abbandonato, e che ognuno di noi cerchi di mantenere e sviluppare le tecnologie e le metodologie lavorative utilizzate in questo periodo d’emergenza.

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