Coronavirus: riprogettare la città del domani

Gli spazi esterni come motore sociale e relazionale. Nuovi paesaggi in città.

Che questa pandemia abbia cambiato e continui a cambiare le abitudini di tutti gli abitanti del pianeta è evidente. Altrettanto evidente, in questo momento, è la necessità di domandarsi se le nostre città rispondono positivamente dal punto di vista urbano e architettonico a questa emergenza.
La risposta pare ovvia a gran parte del mondo di architetti, ingegneri, paesaggisti e urbanisti e forse ora anche al mondo politico: la città dovrà essere rivista con occhi diversi, dovrà rispondere ai criteri del distanziamento sociale, dovrà stabilire nuove relazioni e dovrà ridefinire gli spazi comuni.


L’uomo continuerà ad utilizzare la città in tutte le sue forme e nessuna pandemia, come avvenuto anche in passato (colera, spagnola e peste), ha distrutto il rapporto che lega l’uomo alla città e tantomeno lo farà il Coronavirus (Covid-19). Certo, oggi, e non solo in Italia, pensare a come saranno i centri urbani dopo il Coronavirus non è facile. Bisogna però iniziare ad immaginare un nuovo mondo attraverso la riprogettazione degli spazi sia a scala cittadina che domestica.
È negli spazi comuni che si sviluppano le maggiori relazioni umane: se per i giardini e i parchi il problema è meno rilevante, grazie ai loro grandi spazi, diventa più difficile pensare a zone di flusso come strade, marciapiedi e aree esterne ad uffici come aree “salve” da un possibile contagio.


Bisogna dunque ripensare a questi spazi e ampliarne l’utilizzo: non creare solo aree di flusso e camminamento ma ideare anche luoghi che possano svilupparsi in ampiezza e diventare delle vere e proprie aree di sosta, composte da arredo urbano studiato, con riduzione delle zone asfaltate, ampliamento dei marciapiedi fino a farli diventare giardini, creazione dii nuovi paesaggi all’interno delle nostre città dove il rispetto della natura si fonde con il distanziamento in caso anche di possibili pandemie future. Costruire con criterio, senza ammassare edifici, creare filtri vegetali per il benessere dell’uomo.
A seguito dei vari lockdown mondiali si è assistito ad un netto miglioramento della qualità ambientale grazie alla diminuzione di emissioni inquinanti. Abbiamo tutti visto le immagini satellitari d’Italia e d’Europa che mostrano una significativa riduzione delle concentrazioni del biossido di azoto generato dalle attività umane: traffico, produzione industriale, energia ecc.


La pandemia, l’inquinamento, il distanziamento, tutto ci porta a capire quanto sia necessario cambiare rotta fornendo alla nostra civiltà tutti i mezzi di cui siamo forniti e attuando comportamenti di progettazione giusti.
Noi, in quanto FAD, abbiamo sempre dato ampio rilievo all’aspetto ambientale e alla progettazione paesaggistica e urbana; ci siamo resi conto che il mondo non è composto da stanze a sé stanti ma da stanze comunicanti. Ci siamo imbattuti in diversi progetti: dalle aree esterne per uffici a giardini per aree ristorative, da promenade vegetali a spazi gioco per bambini, tutti accomunati da un unico obiettivo, quello delle relazioni e del miglioramento della qualità degli spazi che l’uomo vive.
Non possiamo sapere in poco tempo cosa e come il mondo cambierà, ma noi vogliamo partecipare a questo cambiamento con forza e coraggio.


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